Nell’ambito dell’infinita produzione pittorica italiana, una riflessione particolare deve essere concessa all’ esperienza del “Realismo Magico”. Tutti restarono sorpresi quando nel 1925 il critico tedesco Franz Rho uso un ossimoro “Realismo Magico” per codificare quella corrente pittorica, così preziosa e raffinata, frutto proprio della coraggiosa volontà di non smettere mai di cercare nelle immagini, nelle persone e negli oggetti di vita quotidiana l’essenza dell’elemento magico.
Gli esponenti principali di questi artisti, Antonio Donghi, Felice Casorati, Cagnaccio da San Pietro, Leonardo Dudreville non appartenevano ad un gruppo organizzato e ne avevano sottoscritto come nel caso dei futuristi un manifesto ideale piuttosto anticipavano una lettura del tempo trasversale e comune tra loro. Oggi diremmo pittori appartenenti ad una sorte di setta artistica dove senza lavorare insieme e spesso senza nemmeno conoscersi, vivendo seppur distanti e distinti l’uno dall’altro condividevano la stessa spinta emotiva verso la bellezza assoluta della magia irrisolta nel mistero della vita. Le opere di questi autori, come nel caso di Ubaldo Oppi per il ritratto di sua moglie che abbiamo scelto come immagine guida di questa mostra, rappresentano una pittura curata nei particolari e ben definita nello spazio; lo scenario è immobile, incantato, immerso in una magica sospensione.I personaggi vivono una situazione di classicità assorta e spesso dall’effetto inquietante come se presenti e vivi in una dimensione spazio temporale decisamente di più ampia capacità percettiva e sensibilità. Spesso i personaggi rappresentati mettono impressione all’osservatore umano poiché gli stessi rasentano la perfezione nei volti, negli sguardi ma soprattutto nel rispetto delle dimensioni e delle proporzioni geometriche degli spazi. Nel nostro tempo dove la frenesia, l’aridità e a volte la sola dimensione consumistica della vita sembrano avere la meglio, iniziative come queste che ci riportano a rivivere la esperienza del Realismo Magico, ci aiutano ancora oggi a respirare la grande bellezza del talento umano nel sapere fermare nella pittura il pensiero filosofico.
Roberto Litta