Francesco Stile propone una concezione completamente nuova di Iperrealismo, creando un genere di pittura innovativa, che si prefissa un obiettivo ancora più elevato della già ambiziosa riproduzione fedele della realtà. Si tratta di un “Iperrealismo pensato”, che vede l’artista porre in primo piano il pensiero, l’idea iniziale che nasce dalle proprie sensazioni. Trova conferma in questo modo, l’idea platonica secondo cui dietro il “mondo sensibile” esiste un’altra realtà, quella delle idee, in cui si trovano modelli atemporali entro cui è situata la vera conoscenza. Le idee dunque, precedono il “mondo sensibile” che ci circonda, sopravvivendo al logorio del tempo a cui invece è sottoposta la materia. Esse sono l’unico sapere certo, che “si tiene su da sé”, come rappresentato sostanzialmente nell’opera “Epistemi”.
Lo scopo dell’opus qui, non è la mera realizzazione di un’immagine identica alla realtà, bensì è traghettare temi di un certo spessore ed interesse.
Stile, partendo da un concetto iniziale, lo estrapola dall’immagine originaria che coincide col concetto stesso, trasferendola in un’immagine simbolica, attraverso la creazione di una composizione costruita ad hoc nello spazio reale.
Nulla è lasciato al caso. L’idea iniziale, guida l’artista verso la ricerca ponderata e minuziosa di elementi da utilizzare che possano esprimerla appieno a livello metaforico. Il soggetto reale, riesce ad andare oltre se stesso, oltre il suo apparente significato intrinseco, oltre il limite fisico della sua esistenza materiale. L’attenzione si focalizza su ogni frammento di cui la realtà si compone, liberando il suo potenziale invisibile.
Immersi nell’attuale società dove la velocità chiede attenzioni brevi e fugaci, dove allo sguardo sfugge ogni cosa, Stile porta scorci di quotidianità, esaltando quello che non può essere colto dai nostri sguardi.
Come un regista egli sceglie cosa inquadrare, quale parte della realtà porre in primo piano e quale lasciare sullo sfondo. Decide cosa deve essere visto, cosa farci vedere e cosa nascondere; Attraverso le luci e le ombre desta l’occhio dello spettatore, lo dirige verso micro dettagli, li immagina, li crea, li aggiunge, li imprime sulla figura. Rende interessante il contenuto, che nella sua isolata esistenza, non potrebbe esserlo. Esso viene immerso in un ambiente circostante che sulla tela non viene esplicitamente inserito, bensì riflesso sull’oggetto stesso mediante l’aggiunta di un contesto non rappresentato, che agisce “come se” ci fosse.
La figura dunque sulla tela appare sola, in uno sfondo compatto. Ma i nostri occhi vengono colpiti dalla ricchezza di colori e sfumature, che ci parlano di una cornice nascosta, di immagini circostanti fermati sull’oggetto, su cui rimane indelebile l’impressione di un fotogramma di vita. L’oggetto si fa specchio di una realtà in movimento, viva, mutabile, ormai indelebile, fissata su di esso, che ci cattura attraverso quello che riflette e quello che da esso traspare. A primo impatto, la figura dipinta risveglia l’intuizione, che legge tutto d’un fiato il messaggio che l’artista ha impresso sulla tela. Veniamo catturati dai particolari che si elevano da uno sfondo indistinto ed omogeneo e ciò che vuole essere letto, arriva puntuale ai nostri occhi.
La profonda dedizione allora, si volta verso l’impensabile, verso il modo in cui gli elementi vengono posizionati nella realtà, assumendo pose plastiche, irreali, ferme, pretese dall’idea stessa che nasce nella mente dell’artista. L’idea stessa possiede la scena, chiede alla realtà di disvelarsi oltre se stessa, oltre il visibile, oltre ciò che sembra, verso il “non ancora”.
Stile come un abile tessitore, intesse i fili invisibili delle relazioni tra gli elementi utilizzati, creando trame profonde di significati, che legano ogni frammento ad un altro.
Attraverso una manipolazione attenta e pensata degli elementi nella realtà, il concetto penetra dentro la figura creata, disvelandone la sua natura enigmatica. L’ambiguità dell’enigma, provoca la comprensione, consentendoci di coglierne sia il messaggio doppio, sia l’intenzione del secondo significato dentro e attraverso il primo. Cosicché il nostro bisogno di vedere in trasparenza tutto ciò che è fisso e definito, viene appagato, eludendo ogni letteralità.
Il lavoro ordinato, pulito, dettagliato, preciso, dove la maniacalità diventa funzione imprescindibile per realizzare il dettaglio fino all’impossibile, rivela in ultima analisi, quelle capacità esplicative indispensabili all’immediatezza dell’esperienza concettuale attraverso quella visiva. Poiché il nostro intelletto, non può essere soddisfatto dai vincoli delle definizioni, che connotano e delimitano ogni significato entro una visione monodimensionale, l’artista attraverso le sue creazioni, soddisfa la nostra visione intellettuale, permettendogli di accrescersi al di là di sé stessa. Tenendo in considerazione che solo l’immaginazione può cogliere la complessità e la profondità della realtà, la bellezza delle opere di Stile, ci offrono la possibilità di permanere, di fermare per un momento la nostra tensione umana verso l’infinito, di soffermarci dinnanzi alle raffinate sfumature dei suoi dipinti che “fingono” la realtà, divenendo la verità dell’immaginale.
Silvia Natoli